lunedì 6 febbraio 2017

Lo spazio educativo

Organizzazione dello spazio di sezione, inteso come fattore educativo e formativo

di Lucilla Loddi

L’ecologista non è l’uomo che dice che il fiume è sporco.
L’ecologista è l’uomo che pulisce il fiume.
(Ross Perot)




La concezione dello spazio educativo, negli ultimi 100 anni ha scalzato gradualmente la tradizionale organizzazione dell’ambiente scuola arredato prevalentemente con banchi e cattedra, partendo dall’idea che un grande spazio, rumoroso, disorienta il bambino e non facilita l’interrelazione e l’intimità con il gruppo dei pari.
Si è spostata l’attenzione verso le diverse esigenze del bambino e il diritto all’inclusione delle disabilità, attraverso l’organizzazione di ciò che noi insegnanti chiamiamo angoli o, più tecnicamente: centri di interesse[1], riprendendo il concetto dalle teorie avanzate negli anni 30 da Jean-Ovide Decroly pedagogista, neurologo e psicologo belga, sulla necessità di rinnovamento dell’insegnamento.

Le evoluzioni dei concetti pedagogici legati alle teorie dello sviluppo del bambino, hanno dimostrato ampiamente che il processo educativo, lo sviluppo delle competenze e l’apprendimento, hanno successo non solo attraverso la relazione insegnante-bambino, ma anche e soprattutto attraverso la relazione con i pari, all’interno di uno spazio psicologico e operativo accogliente[2], ecologico, prevalentemente attraverso l’esperienza corporea globale: acquisizione dell’autonomia personale, movimento segmentario, capacità di coordinare i movimenti del proprio corpo, capacità di autocontrollo, percezione del corpo nello spazio, acquisizione dell’io corporeo, sviluppo percettivo, coscienza dello spazio e degli oggetti, coscienza corporea degli altri, discriminazione di stimoli percettivi, rappresentazione mentale dei rapporti topologici e oggettuali.
Tutto ciò viene sperimentato dal bambino, attraverso una molteplicità di modi di apprendere, secondo i diversi stili cognitivi dei bambini, ma anche secondo la messa in atto di intelligenze multiple che appartengono ad ogni individuo, suggerite alla fine degli anni 80 dallo psicologo Howard Gardner[3].
Grazie a una serie di ricerche empiriche, Gardner ha elaborato l’identificazione di sette tipologie differenziate di "intelligenza", ognuna deputata a differenti settori dell'attività umana:
-       Intelligenza logico-matematica
-       Intelligenza linguistica
-       Intelligenza spaziale
-       Intelligenza musicale
-       Intelligenza cinestetica o procedurale
-       Intelligenza interpersonale
-       Intelligenza intrapersonale
In seguito ne ha identificate anche altre, legate al ragionamento astratto per categorie concettuali universali.

Lo sviluppo globale del bambino, avviene prevalentemente attraverso l’esperienza corporea e lo spazio in cui egli esperisce ed evolve, deve consentire posture differenziate. Infatti non solo i bambini sono diversi tra loro, ma lo stesso bambino ha necessità diverse a seconda delle giornate e nel corso della stessa giornata: ha bisogno di stare in piedi, seduto al tavolo, seduto a terra, sdraiato, accovacciato, ecc.
Per questo gli spazi scolastici hanno una profonda necessità di essere organizzati, diversificati in obiettivi plurali, che permettano flessibilità operativa verso l’autonomia, ovvero lo spazio deve essere gestito dal bambino, non organizzato a richiesta dall’insegnante.
Tutto questo è necessario, non solo nei momenti di gioco libero, anche questo occasione di sviluppo di competenze ed autonomia personale, ma anche nei momenti di attività strutturate, proposte dall’insegnante: lo spazio non può e non deve costringere ad una postura prevalente, ma permetterne la effettiva varietà e la scelta.
Per queste motivazioni l’ambiente classe, deve offrire una pluralità di allestimenti, nei quali il bambino può fare esperienza di sé, mettersi in gioco e sviluppare così le sue competenze.

Non è possibile lo svolgersi di una didattica integrata in un ambiente strutturato con banchi e cattedra, ma è indispensabile l’organizzazione e strutturazione di centri di interesse a stimolo della curiosità, nel rispetto dei bisogni fondamentali e sostegno del processo di sviluppo globale del bambino.

L’ambiente classe dovrebbe essere strutturato in diverse aree di esperienza, come ormai previsto dagli orientamenti statali, dai corsi di aggiornamento più volte proposti dal comune di Roma a noi insegnanti, come anche dal progetto di sperimentazione ASCANIO[4], nel quale c’è stata l’idea che organizzando in modo più flessibile una serie di variabili (spazi, tempi, interventi degli insegnanti, gruppi di bambini) si potesse migliorare la qualità dell’ambiente educativo.
Dagli anni 70 è cominciata ad emergere anche la didattica strutturata in laboratori, che permette maggiore flessibilità, adeguamento ad una didattica che riconosca le diversità e personalità del singolo e apertura, anche verso l’inclusione delle disabilità, che ben si accompagna al concetto di centri di interesse.

Nell’insieme della sezione sarebbero necessarie 4 macro aree principali, che ne orienteranno la conformazione in modo da comprendere 4 tematiche di attività :

- angolo/laboratorio per le attività grafico-pittoriche-plastiche;
- angolo/laboratorio dell’incontro verbale, approccio alla lettura, angolo contenitivo del relax e di scarica comodo, confortevole, accogliente, ecc;
- angolo/laboratorio per attività logico-matematiche, percettive e di manualità fine;
- angoli/laboratorio per attività gioco simbolico, travestimenti, imitative, motorie.

L’ambiente classe dovrà prevedere uno spazio sufficiente all’incontro tra insegnante e gruppo classe, in attività come ad esempio circle time e attività motorie, che potrà sovrapporsi anche ad una delle macro aree esposte o ad uno spazio connettivo se fruibile quotidianamente e ovviamente uno spazio di movimento e gioco libero adeguato alle esigenze di ciascun bambino, ciascun bambino necessita di un ambiente che permetta la valorizzazione delle sue componenti emotive, intellettive e corporee e la loro integrazione nel processo di formazione, attraverso l’azione, l’interazione e l’espressione di sé per mezzo della verbalizzazione, movimento e gioco, in uno spazio che possa accogliere tutte le sue esigenze.

L’ultimo documento pedagogico al quale noi insegnanti dobbiamo far riferimento è il Modello Educativo dei Nidi e le Scuole dell’Infanzia di Roma Capitale[5] realizzato in collaborazione con la Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione Facoltà di Medicina e Psicologia dal Professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell'Educazione Anna Silvia Bombi dai ricercatore in: Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell'Educazione Fiorenzo Laghi e Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell'Educazione Roberto Baiocco, nel 2013

Il capitolo 7 del Modello Educativo si intitola: I Nidi e le Scuole dell’Infanzia di Roma Capitale sono attenti all’organizzazione degli spazi e dei tempi di vita ed esplica molto bene l’importanza pedagogica della strutturazione condivisa dell’ambiente scuola, specificatamente il punto 2 recita:
“L'organizzazione dello spazio risponde ai bisogni dei bambini e degli adulti
Educatrici e insegnanti per favorire le esperienze individuali e permettere una crescita armonica dei bambini sono attenti alle caratteristiche ai comportamenti e ai bisogni di ciascuno tenendo conto in primo luogo dell'organizzazione degli spazi
Esiste una stretta relazione tra la strutturazione dell'ambiente fisico e lo sviluppo di apprendimenti e comportamenti dei bambini.
Il bambino apprende se l'organizzazione dei luoghi incoraggia l'esplorazione e la curiosità se sostiene la motivazione se sollecita la conoscenza se stimola la riflessione e consente l'espressione delle sue inclinazioni personali…” e ancora “Nella progettazione di spazi appropriati si offre anche attenzione al benessere degli adulti genitori e personale educativo e scolastico. Quest'ultimo vive lo spazio come luogo che sostiene il confronto la riflessione e la rielaborazione delle esperienze educative: lo spazio parla alle figure educative e delle figure educative…”

Il punto 3 dello stesso capitolo afferma:
“La sezione è un luogo di appartenenza.
La sezione è luogo d'eccellenza per sostenere i bambini nella crescita e nella costruzione dell'identità personale in quanto favorisce la condivisione di situazioni che valorizzano gli scambi e il lavoro o il gioco in piccoli gruppi
La sezione è organizzata in angoli ben caratterizzati i quali propongono in maniera chiara le diverse attività dal gioco simbolico alla lettura dalle attività espressive ai giochi di costruzione. L'ambiente della sezione si caratterizza in base all'età dei bambini e ai correlativi bisogni evolutivi
Ogni spazio contiene materiale predisposto con ordine e cura in scaffali aperti ed accessibili in quantità adeguata che consente al bambino di 'fare da solo' rendendolo autonomo e protagonista attivo del contesto…”

E’ fondamentale e doveroso per noi insegnanti, che l’ambiente classe venga organizzato e strutturato nel rispetto, condivisione e accoglienza di tutti, adulti e bambini, nel rispetto dei bisogni individuali e delle inclinazioni di ciascun bambino, ma anche di ciascun adulto che vi opera e partecipa.




[1] Jean-Ovide Decroly (Ronse, 23 luglio 1871 – Uccle, 10 settembre 1932 pedagogista, neurologo e psicologo belga)La funzione di globalizzazione e l'insegnamento 1929; Verso una scuola rinnovata
[2] ( Bronfenbrenner e Morris, 2006) la teoria bioecologica
[3] Howard Gardner Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell'intelligenza, Feltrinelli, Milano, 1987
[4] http://www.orientamentoirreer.it/sites/default/files/norme/2000%20infanzia%201999%20SDAPI8989.pdf
[5]https://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/Modello_Educativo_Nidi_e_ScuoleInfanzia_Roma_Capitale.pdf

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